giovedì 11 ottobre 2018

UNA REGOLA PER UNA VITA CHE VUOLE ESSERE ABITATA DA DIO

Sabato 6 Ottobre, mi sono recato in Duomo, insieme ad altri 9 giovani del mio oratorio, per consegnare la nostra Regola di vita nelle mani dell’Arcivescovo Mario Delpini.
Come di consueto, la consegna è avvenuta durante la veglia di Redditio Symboli, che quest’anno ha accolto circa 5000 giovani: il tema intorno a quale abbiamo meditato è stato quello del tempo e del valore che gli diamo.
L’Arcivescovo nella sua omelia ci ha parlato di quel passo del Vangelo di Giovanni, nel quale Gesù fa una domanda forte ai discepoli e fa una domanda forte anche a noi, in procinto di portare le nostre sicurezze, i nostri dubbi, i nostri sogni dentro una busta: chiede “che cosa cercate?”
Che cosa ci aspettiamo da Lui? 
Seguiamo Gesù - o almeno ci proviamo - ma quali sono le nostre motivazioni, i nostri stimoli?
Noi con questa domanda conviviamo da tempo, perché, anche se abbiamo qualcuno che ci indica la strada, questa Regola di Vita ci ha un po’ insegnato a farci carico della nostra vita. Domande come questa smuovono qualcosa in noi, sono domande e opportunità che ci responsabilizzano. Nel brano di Vangelo viene ricordata persino l’ora, un dettaglio così particolare quanto significativo perché è proprio in questo dettaglio che ritroviamo un po’ della nostra Regola: quell'ora esatta si rifà al nostro quotidiano, un incontro che si rinnova ogni giorno, che si mostra come unico, significativo! E dopo un incontro del genere non possiamo far altro che condividere ciò che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, le esperienze, i sorrisi, le riflessioni: lo condividiamo attraverso la testimonianza concreta, che alle volte risulta molto più incisiva di tante parole.
Testimonianza e Condivisione sono infatti due dei tre pilastri che abbiamo provato (e continueremo) a migliorare e che proviamo ogni giorno a vivere all'interno delle nostre relazioni, della nostra realtà!
Sabato sera abbiamo deciso in centinaia di portare la nostra Regola di Vita all'arcivescovo, ma io credo che eravamo molti, molti di più a decidere nel cuore questo cambiamento.
In quelle buste abbiamo riposto noi stessi, come vorremmo vivere e in quali situazioni vorremmo prestare più cura.
Faremo tanti sacrifici in futuro per rispettare la Regola di Vita che ci siamo dati: provare a cercare la nostra strada nell'Amore comporterà sicuramente questo aspetto, e non sarà sempre semplice, soprattutto quando ci sembrerà di non sapere dove si siano andate a finire le nostre certezze, o quando non riusciremo nemmeno a capire come i nostri talenti, le nostre energie, il nostro tempo possano essere impiegati per qualcosa di bello, di grande!
Tante anche le riflessioni su quello che abbiamo deciso di affidare e tanto anche il coraggio con il quale abbiamo deciso di affrontare le nostre parti più spigolose.
Questo aspetto ci riporta al  terzo pilastro: la Preghiera, forse l’aspetto più difficile da interpretare ma che aiuterà a formare le persone che già oggi decidiamo di essere!
In quelle buste c’è tanto, come tanta è la cura di chi ha deciso di spendersi per noi e nel quale abbiamo risposto fiducia di continuo, le buste le abbiamo portate all'altare da soli, ma con la spinta di tutte le persone che si sono spese perché quella Regola fosse concepita: tutte le esperienze che ci hanno segnato, che ci hanno fatto crescere, quelle che ricordiamo con un sorriso enorme (e anche po’ di nostalgia) ma anche quelle che ci hanno un po’ fatto perdere l’equilibrio! 
È una Regola per la Vita!
Con il tempo ne modificheremo certi aspetti perché cambieremo noi e la nostra quotidianità, quest’anno le abbiamo donato una forma più lineare, è stata levigata, scritta, ma è una regola che ormai viviamo da anni, insieme.

Pietro D'Angelo



ORIGINALE O FOTOCOPIA? MEGLIO ORIGINALE. PAROLA DI CARLO ACUTIS.

Lo scorso 5 ottobre abbiamo avuto la possibilità di ascoltare un testimone che ha conosciuto il venerabile Carlo Acutis, adolescente milanese che davvero ha fatto della sua vita un capolavoro alla scuola dell'Eucarestia! Da tempo ormai nel nostro oratorio proponiamo l'esempio di Carlo volendo diffondere sempre di più tra i ragazzi la sua figura. Riportiamo di seguito la testimonianza di una mamma presente alla serata.

Venerdì sera abbiamo potuto ascoltare una testimonianza eccezionale: il racconto di chi fosse Carlo Acutis attraverso la parole del padre spirituale. Padre Roberto Cazzaniga, esperto conoscitore dei ragazzi, ha delineato molto precisamente il contesto di vita di Carlo. Un ragazzo nato in una famiglia benestante, inserito in scuole di alto livello, dotato di tante possibilità in tutti gli ambiti.
Carlo, però, ha scelto fin da piccolo un’altra via, rarissima alla sua età, soli sette anni: l’incontro quotidiano nell'Eucaristia e nella preghiera personale davanti al Santissimo.
Non era un ragazzo a cui mancava neppure una bella presenza, un certo humor e una disponibilità alla relazioni. E’ riuscito ad inserirsi in un ambiente in cui predominavano altri valori, il prestigio e la ricchezza, testimoniando che la felicità vera si trova in altro: nell'aiutare il prossimo.
La sua semplice e mai invadente fedeltà a Gesù, l’ha dimostrata conducendo una vita umile: utilizzando la sua passione per l’informatica sempre al servizio del bene, organizzando da solo, ed esempio, la più completa mostra sui miracoli eucaristici.
Un giovane solare, come si vede nel sorriso che mostra in tutte le foto e nei preziosi scritti, che padre Roberto ci ha portato, permettendoci di vedere, con commozione, la freschezza dei suoi pensieri.
La malattia improvvisa non l’ha colto impreparato, perché vissuta da un adolescente con il cuore aperto ai disegni di Dio.  Appena ha capito la gravità della situazione ha offerto la sua vita, se poteva essere di aiuto ad altri.
Carlo ha dimostrato, e continua ad insegnare, che si può essere santi, anche da vivi e senza essere noiosi!

Una mamma


domenica 30 settembre 2018

L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.

Si avvicina il Sinodo dei giovani voluto dal Papa e un nostro giovane, Simone, che con i suoi amici nello scorso agosto ha partecipato all'incontro dei giovani italiani, oggi durante la festa dell'oratorio ha offerto a tutti la sua testimonianza! Buona lettura!

Ciao a tutti. Sono Simone un ragazzo di 19 anni che domani inizierà a frequentare  l’università di statistica a Milano.
Ho sempre frequentato l’oratorio, sin dalla prima elementare, e devo ringraziare  sopratutto mia madre per avermi dato questa  possibilità. 
Durante l’estate ho sempre preso parte alle esperienze proposte dall'oratorio dalla terza elementare  fino ad ora, e devo dire, senza dubbio, che sono le esperienze più belle, quelle che lasciano maggiormente il segno.
Questa estate, dal 7 al 12 agosto, al gruppo dei 18enni e giovani di cui faccio parte, è stato proposto di prendere parte a un pellegrinaggio che è partito da Orvieto ed è arrivato fino a Roma, dal Papa. Il nostro gruppo si è unito ad altri gruppi di giovani della nostra diocesi e insieme abbiamo vissuto questo grande evento fortemente voluto da Papa Francesco in occasione del sinodo sui giovani che lui stesso ha voluto. Da ogni diocesi i giovani italiani per incontrare il Papa. Il titolo di questo evento organizzato dalla pastorale giovanile della CEI è significativo e già dice tutto: PER MILLE STRADE.
Mi è stato chiesto di fare una piccola testimonianza sulle sensazioni che ho provato e che ancora provo dopo quel viaggio.
“L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso.” 
Ho scelto questa fase di Anne Carson perché credo sia il riassunto perfetto del significato che ha avuto per me il pellegrinaggio a Roma. Prima di partire mi ero prefissato un obiettivo, quello di cercare di capire un po’ meglio la mia fede, cercare di rafforzare il mio rapporto con Dio, che fino a quel momento, devo ammettere, non aveva basi fortissime o perlomeno era una parte della mia vita che avevo un po’ trascurato a favore di altre, perché evitare le questioni più difficili è facile.
Invece questa volta ho deciso di mettermi in gioco completamente, di affrontare i problemi a viso aperto, non senza paura, ma con la consapevolezza che quel viaggio sarebbe stato dedicato completamente al rapporto con me stesso alla luce della mia fede.
Già dal primo giorno si respirava un’aria diversa rispetto alle esperienze estive passate. Si capiva che sarebbe stato qualcosa di più importante e impegnativo, che avrebbe lasciato meno spazio allo svago e più alla preghiera e alle riflessioni personali; ma non ci siamo fatti intimorire e lo abbiamo vissuto a pieno.
Vedere tutti quei ragazzi in cammino verso un unico obiettivo, l’incontro con il Papa al Circo Massimo, faceva pensare a quanto possa unire la nostra fede, a quanto noi cristiani siamo uniti nel nostro credo.
Questo viaggio è stato occasione di riflessioni personali con compagni di una vita, ha dato la possibilità di rafforzare amicizie grazie alle lunghe chiacchierate durante il cammino ma, cosa più importante, ha dato l’opportunità di conoscere nuove persone mai viste che però erano legate da un solo vincolo: la fede in Cristo.
Come ho detto ero partito un po’ per capire a che punto era il mio rapporto con Dio. Devo dire che finito questa esperienza spettacolare ho acquisito più consapevolezza, cosa che prima mi mancava. Sono più cosciente di ciò che sono e di ciò in cui credo, ho riscoperto il Sacramento della confessione che prima trascuravo ma soprattutto ho capito il valore della preghiera personale, di quanto il fermarsi ogni tanto una mezz'oretta per parlare con sé stessi e con Dio sia importante per una crescita personale e per migliorare sempre di più rapporto con gli altri.
Ho fatto esperienze che mai avrei pensato di fare nella mia vita: ho dormito in una chiesa, mi sono confessato alle 3 di notte e alle 4 di notte mi sono ritrovato dopo la confessione a discutere con amici del mio rapporto con il Signore. 
Tutto questo però aveva uno scopo: l’incontro con Papa Francesco al Circo Massimo. Credo sia stato il discorso più toccante a cui io abbia mai assistito. Fin da subito mi ha toccato il cuore, dalle prime parole, per la sua semplicità ma allo stesso tempo per i suoi argomenti molto attuali e molto vicini alla vita di noi giovani. 70000 ragazzi in totale ammirazione e ascolto di quelle parole che ti toccavano nel profondo e che un pochino mi hanno cambiato la vita. 
Credo di essere tornato diverso, spero che con il tempo questa mia nuova consapevolezza venga sempre più fuori scalzando tutte le mie insicurezze.
Ringrazio Don Giorgio e gli educatori per questa esperienza, ma soprattutto tutti quei compagni di viaggio che hanno contribuito a renderla speciale.

Simone Agostini


sabato 29 settembre 2018

30 settembre 2108



FIACCOLATA 2018: FARE BENE IL BENE

Lao Tse affermava che “un viaggio lungo mille chilometri inizia con un piccolo passo”. E sabato scorso anche un nuovo anno di pastorale giovanile è iniziato… con 75 km di corsa! Con partenza dall’Associazione “La Nostra Famiglia” di Ponte Lambro, centro del carisma del beato don Luigi Monza, la Fiaccolata 2018 si è diretta verso Sesto Calende dopo aver fatto tappa al Santuario della Beata Vergine di San Lorenzo in Guanzate. Il motto che ha accompagnato la fatica di ragazzi e adulti (i primi impegnati nella corsa a staffetta e i secondi preoccupati dell’organizzazione e della sicurezza) è stata una frase di don Monza, “Fare bene il bene”, perfetto coronamento dell’invito rivolto da Papa Francesco ai giovani radunati in Piazza San Pietro lo scorso 12 agosto, “è buono non fare il male ma è male non fare il bene!”. E se vi state chiedendo cosa si fa in una fiaccolata… vi assicuro che la risposta non è solamente “si corre”! Sicuramente ci si diverte molto, si ride e si chiacchera, ci si tuffa giù dal pulmino per spegnere in fretta micro incendi causati da tedofori piromani, ci si chiama con i walkie talkie per informarsi sui risultati delle partite, ci si stordisce con la musica sparata da altoparlanti degni di uno stadio, si canta a squarciagola l’inno della propria squadra del cuore testimoniando con vigore la propria fede… calcistica (soprattutto in prossimità dei centri sportivi rossoneri), si testa la propria resistenza fisica tentando di stracciare i record olimpionici di Usain Bolt, ma soprattutto ci si sente parte di un cammino affascinante, alto e ricco. Ci si scopre figli di un Padre che si chiama Amore e amici di persone che condividono la nostra stessa Fede (questa volta quella vera). L’invito è dunque rivolto a tutti! Quest’anno, ma non solo, facciamo bene il bene ovunque ve ne sia bisogno. In attesa della prossima impegnativa ma spassosa fiaccolata…e, per il momento, grazie a tutti coloro che hanno reso possibile quella di quest’anno!

Marco Salina


venerdì 17 agosto 2018

PER MILLE STRADE: I GIOVANI IN CAMMINO VERSO ROMA

Dal 7 al 12 agosto anche i nostri giovani si sono uniti ai giovani italiani per vivere l’incontro con il Papa in occasione del cammino del sinodo sui giovani. Tante emozioni e tanti messaggi di vita nuova sono arrivati! Di seguito una bella testimonianza!

Martedì 7 agosto il nostro gruppo composto da 12 giovani accompagnati da 3 educatori e Don Giorgio, di buon'ora e dopo aver recitato le lodi, ha lasciato l’oratorio a bordo di due pulmini. La meta: Orvieto. Lì avremmo incontrato altri 150 ragazzi provenienti dagli oratori della diocesi di Milano, e sarebbe stato il nostro punto di partenza per percorrere gli ultimi chilometri della Via Francigena, fino a Roma. 
Curiosi di provare l’esperienza di pellegrini e carichi del peso dei nostri zaini ci siamo messi in cammino, percorrendo sentieri lungo le dolci colline ricche di vigne e coltivazioni che costeggiano il lago di Bolsena, giungendo al paese omonimo e più in là a Montefiascone. Da lì ci siamo spostati in pullman fino alla periferia romana, dove abbiamo incontrato la restante parte del gruppo di pellegrini provenienti dalla diocesi milanese e abbiamo percorso tutti insieme la Via Appia fino a giungere a Roma. Proprio a Roma durante la sera dell’11 agosto si è svolto l’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco, cuore del nostro cammino: presso il Circo Massimo ci siamo ritrovati in 70.000, fra pellegrini provenienti da ogni regione e altri giovani, per ascoltare le parole del Santo Padre. Durante la notte abbiamo poi visitato le Chiese di Roma, presso le quali erano state predisposte delle attività e siamo stati accolti a dormire. La mattina seguente, sempre di buon'ora, ci siamo recati in Piazza San Pietro per la Messa e l’Angelus di Papa Francesco. 
Abbiamo percorso lunghi cammini sotto il peso dei nostri zaini-casa e il sole cocente di agosto, abbiamo dormito su tappetini e senza tutte le comodità delle nostre case, ma abbiamo imparato il valore della fatica, la bellezza dello sperimentare le difficoltà insieme, del sostenersi a vicenda. Abbiamo vissuto la gioia dell’ecclesialità, del vivere la nostra quotidianità accanto all’altro come fratelli. Ci siamo sentiti toccati intimamente e abbiamo fatto nostre le parole di Papa Francesco, lo abbiamo sentito vicino. Abbiamo imparato a seguire i nostri sogni, che alimentano la nostra vita, a rischiare per un amore vero e fecondo, a dare testimonianza della nostra Fede. Al riguardo per capire meglio il messaggio rivoltoci riporto un bellissimo passaggio del Papa:  
«I sogni vanno fatti crescere, vanno purificati, messi alla prova e vanno anche condivisi. Ma vi siete mai chiesti da dove vengono i vostri sogni? I miei sogni, da dove vengono? Sono nati guardando la televisione? Ascoltando un amico? Sognando ad occhi aperti? Sono sogni grandi oppure sogni piccoli, miseri, che si accontentano del meno possibile? I sogni della comodità, i sogni del solo benessere: “No, no, io sto bene così, non vado più avanti”. Ma questi sogni ti faranno morire, nella vita! Faranno che la tua vita non sia una cosa grande! I sogni della tranquillità, i sogni che addormentano i giovani e che fanno di un giovane coraggioso un giovane da divano. E’ triste vedere i giovani sul divano, guardando come passa la vita davanti a  loro. I giovani – l’ho detto altre volte – senza sogni, che vanno in pensione a 20, 22 anni: ma che cosa brutta, un giovane in pensione! Invece, il giovane che sogna cose grandi va avanti, non va in pensione presto. Capito? Così, i giovani».
Il pellegrinaggio si è concluso e la meta l’abbiamo raggiunta; tuttavia finito questo se ne apre un altro, e insieme saremo sempre pellegrini dei nostri sogni!

Davide Balzarini



giovedì 26 luglio 2018

SECONDO IL TUO (DI)SEGNO: I PREADO AL MARE

Nella settimana dal 18 al 24 luglio, dei ragazzini di prima media e la compagnia dei Tipi Loschi, seconda e terza media, hanno trascorso un’esperienza  al mare a Borgio Verezzi in Liguria, accompagnati da Don Giorgio e da sei educatori. Il mare è una meta inusuale, ma è stata scenario di divertimento, balli, canti, risate, pianti, nuove e vecchie amicizie, ma soprattutto di fede e di preghiera.
Guidati dal tema dello sport, ispirato dall'inno oratoriano “All’opera Goal”, i ragazzi hanno riflettuto su come tutto fosse secondo il SUO disegno, aiutati da riflessioni e testimonianze degli educatori su vari temi vicini ai ragazzi della loro età.
Le giornate non sono trascorse solo sulla riva delle spiagge liguri, i ragazzi hanno svolto varie attività tra cui anche una giornata passata a Genova all'insegna dello stupore di trovarsi di fronte alle creature marine presenti nell'acquario.
Un ringraziamento speciale va ai volontari che ci hanno coccolato e fatto sentire a casa.
Il clima di pacifica unità e amicizia ha permesso di creare legami che hanno portato a pianti ininterrotti durante la condivisione finale.
Come educatrice sono molto fiera dei ragazzi che in questa vacanza hanno trovato la forza e il coraggio di migliorare se stessi e il mio augurio è che ciò che hanno vissuto a Borgio non rimanga in quella località marina ma venga portato a casa e testimoniato.

Gaia Cazzaniga



venerdì 27 aprile 2018

RAGAZZI DIVANO? NO GRAZIE! PRIMEREAR SEMPRE!!! PAROLA DI PAPA FRANCESCO.

Il 24 e il 25 aprile i nostri adolescenti hanno vissuto con altri 1500 coetanei ambrosiani la notte bianca della fede a Brescia. Riportiamo la testimonianza di un educatore.

“Primerear” è il tema scelto per la Notte della Fede 2018, un neologismo coniato da papa Francesco nell'esortazione apostolica Evangelii Gaudium per sottolineare l’importanza del “prendere l’iniziativa”, l’importanza di fare il primo passo, di prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi.
Dopo le edizioni di Torino e Verona, quest’anno la Fondazione Oratori Milanesi ha scelto come città Brescia per ritrovare l’amico vescovo Pierantonio Tremolada che tanto ha fatto nella nostra diocesi come vicario della nuova evangelizzazione e della pastorale giovanile. Il testimone guida di questa edizione è stato il grande Papa Paolo VI, nativo di Brescia, che a breve sarà canonizzato. Gli adolescenti guidati dai propri don e dai propri educatori si sono messi in cammino felici e contenti di vivere un’esperienza così forte con tantissimi altri coetanei.
Tutto ha avuto inizio alle ore 19.00 di martedì 24 aprile da Piazza della Loggia, dove 1500 ragazzi giunti da ogni parte della Diocesi Ambrosiana, hanno potuto ascoltare la testimonianza di Manlio Milani, marito di una delle vittime della strage che colpì Brescia nel 1974. Proprio da questa piazza gli adolescenti  sono partiti, percorrendo un cammino che chiedeva loro di mettersi in gioco per costruire un’umanità nuova, testimoni di riconciliazione e di pace. I ragazzi hanno avuto la possibilità di ascoltare e di pregare. Al termine di ogni tappa è stato reso noto un simbolo utile a decriptare un «cryptex», un meccanismo con combinazione dato ad ogni gruppo.
Messaggio di questo percorso è stato quello di far comprendere agli adolescenti che, la propria testimonianza è la risposta concreta all'invito che il Signore Gesù rivolge ai suoi discepoli perché siano missionari nel mondo del Vangelo della gioia. Il brano di riferimento dell’incontro è stato l’invio dei Settantadue discepoli, che è stato ripreso anche nella Santa Messa, che il nuovo vicario generale della diocesi di Milano, Monsignor Franco Agnesi, ha presieduto alle 9.30 del 25 aprile in piazza Paolo VI e durante la quale ha consegnato agli adolescenti milanesi il mandato di andare a precedere il Signore come suoi testimoni dicendo: “È vicino a voi il regno di Dio”.
Come ci dice sempre Papa Francesco anche noi allora non dobbiamo sederci comodi sul divano della vita ma sempre PRIMEREAR: cioè prendere l’iniziativa per essere sempre più buoni testimoni dell’Amore del Padre!
Grazie di cuore ai nostri adolescenti che con noi educatori si sono messi in cammino fidandosi ancora una volta della nostra proposta! Continuiamo ad accompagnarli e a sostenerli nel cammino della vita!

Jacopo Pavan



VACANZA ESTIVA IN ALTO ADIGE PER GLI ADO




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