martedì 1 gennaio 2013

Danza la vita

"Chi ha lasciato in giro le mutande in bagno? Ma che schifo il bagno dei maschi!".
La giornata inizia con questi "dolci" rimproveri da parte delle ragazze. Si sa, la convivenza va di moda ma rimane sempre un'esperienza alquanto impegnativa. Così inizia il nostro ultimo giorno dell'anno. Dopo la preghiera, viviamo il momento della condivisione a partire dalle domande riportate sul libretto guida dell'incontro. Dovete sapere che questo scambio tra giovani provenienti da diverse nazioni è una consuetudine durante il Pellegrinaggio di fiducia. Quest'anno purtroppo, invece, quello di questa mattina rimane l'unico momento. Il tema del confronto è la preghiera. Ci viene chiesto di rispondere se preghiamo, come preghiamo, dove preghiamo e se normalmente troviamo tempi di silenzio e di meditazione nel nostro quotidiano. Inoltre, a partire dalle parole che frere Alois ci ha consegnato all'inizio di questo percorso, siamo invitati a verificare anche quale sia il nostro punto di appoggio nell'affrontare le esperienze di ogni giorno. Siamo divisi in diversi gruppi e, alla fine del confronto, ci rendiamo conto ancora una volta di come questo scambio possa essere davvero arricchente nonostante, talora, si debba tradurre dall'italiano all'inglese, dall'inglese al polacco o viceversa.
Al termine dell'incontro ci dividiamo per gruppi di nazionalità. Oltre a noi ci sono ragazzi di Verona, Cremona e Treviso. Dobbiamo decidere come animare la festa dei popoli, il tempo che immediatamente segue il brindisi della mezzanotte e l'inizio dell'anno nuovo. Prevale la scelta di proporre dei bans ("Teic the jeans" e l'intramontabile "Pacì"). I trevisani propongono una serie di sketch che mettono in luce il comportamento poco europeo degli italiani. A noi non pare un'idea geniale ma, si sa, siamo in democrazia: non va di moda o forse perché è troppo difficile! In realtà c'è anche una terza proposta: uno che si definisce veronese-lecchese nello stesso tempo, propone un canto corale ("Volare") interpretato da personaggi che rimandino alla nostra cultura italiana. Ma secondo voi è proprio così semplice proporre personaggi come Leonardo, Dante Alighieri in 10 minuti? Proviamo a ipotizzare costumi con calzamaglie e barbe finte, improvvisiamo anche una Gioconda; fortunatamente il tempo finisce e nonostante il dispiacere del nostro amico, l'idea viene cassata.
È tempo di raggiungere il "ristorante" Circo Massimo: oggi il menù prevede delle sostanziose lasagne alle verdure. Consumiamo il nostro cibo mentre intorno a noi ci sono danze e il vociare di tante lingue diverse. Ogni tanto risuona una parola che ormai è diventata per chi frequenta questo tipo di incontri un must: rubbish. La preghiera delle 14 è in San Giovanni in Laterano. Ci avviamo a piedi, ormai dominiamo la città. Saliamo sul Celio e riprendiamo la strada per Santo Stefano Rotondo. L'immancabile sosta bagno è complicata dall'affluenza di moltissimi pellegrini. Ormai i servizi costano l'equivalente di un caffè ed alcuni vengono presi a male parole. C'è chi poi riesce a sfruttare i servizi igienici degli uffici dell'ospedale. Quando entriamo in Basilica, veniamo dirottati in una delle navate laterali. Seguiamo con attenzione i canti e le parole che ci vengono proposti. Davanti a noi alcune giovani suore polacche, guardiamo con gioia la presenza di tante giovani consacrate. Al termine della preghiera, don Roberto propone di percorrere la Scala Santa. Ci introduce brevemente al suo significato e alla storia che la caratterizza. Ognuno è libero di scegliere se percorrere, come tradizione, la scala in ginocchio o se invece salire i gradini posti ad entrambi i lati. Quando il gruppetto si compone e si è all'inizio dello spazio sacro, il nostro don inizia la preghiera del santo Rosario. Ciò che accade è per ciascuno singolare. Ecco le parole di Marco:
"Penso il più bel Rosario della mia vita vissuto in comunione con gli altri pellegrini sestesi e non...un Rosario recitato in ginocchio, guidato da Don Roberto e vissuto in ginocchio, salendo la scala Santa. Una forte sensazione di comunione fraterna nella qualche ho superato il male alle ginocchia, la distrazione solo grazie alle voci degli altri amici che recitavano il Rosario. Ero tra i primi a salire e sono stato tra i primi a terminare la salita...ma dopo un breve momento di distrazione sono stato richiamato dal dolce suono dell'ave Maria. E così tutti abbiamo accompagnato gli ultimi sforzi degli amici ancora in ginocchio ed abbiamo terminato tutti insieme. La forza di questo momento è stato il comprendere quanto la vicinanza di amici che pregano per te e con te sia fondamentale per andare avanti nelle fatiche quotidiane, nei momenti di reale difficoltà. Non si prega mai per niente, anche quando si ha la totale certezza di non essere ascoltati. Non si è mai soli! Mai! Abbiamo bisogno gli uni degli altri! Ed è proprio grazie a questa comunione che possiamo essere in grado di essere reali testimoni di Cristo! Sale della terra e luce del mondo!"
Poiché la sera della preghiera col Papa non abbiamo potuto vedere la basilica di San Pietro, decidiamo di dirigerci verso la Città del Vaticano. Paolo e don Roberto iniziano la "caccia al doccino" che abbiamo rotto nei giorni scorsi. Dopo vari tentativi trovano una ferramenta aperta, forse l'unica: sono le 17 del 31 dicembre. Soddisfatti per l'impresa, cercano di raggiungerci invano! Non abbiamo fatto i conti con la solenne Messa di ringraziamento presieduta dal Papa e il canto del Te Deum: San Pietro è off-limits. Riprendiamo la metropolitana. Arriviamo in stazione Termini e acquistiamo il dono per Paolo, domani compirà 28 anni. Raggiungiamo Santa Maria Maggiore. Consumiamo una cena frugale sulla piazza antistante l'ingresso della basilica. Poiché siamo tra i primi, questa sera ci sediamo vicino al luogo dove pregano anche i frere. Raccogliamo l'invito in questo momento a "Mantenere fisso lo sguardo su Gesù. Bisogna pazientare e mantenere lo spazio alla disponibilità per Dio che fa buona ogni cosa".
Torniamo in Via del Monte Polacco 5, abbiamo circa due ore per fare la doccia e prepararci per la serata. Alle ore 23 inizia la veglia di preghiera per chiedere il dono della pace e della comunione. I carmelitani scelgono di vivere questo momento in adorazione dell'Eucaristia. Don Roberto presiede la celebrazione. Per ciascuno è l'occasione per ringraziare del benefici ricevuti durante l'anno. Al termine della celebrazione, don Roberto offre a tutti la benedizione e dopo pochi minuti ci troviamo il sagrato della chiesa a scandire gli ultimi secondi che ci introducono nel 2013. Inizia la festa, baci e abbracci e il cielo di Roma si riempie di colori. La festa dei popoli è stata organizzata nel cortile dell'Oratorio. Veniamo accolti dalla musica e da una tavolata con pandoro e panettone. Non mancano le bottiglie di spumante che vengono distribuite ad alcuni giovani, tra questi Matteo, Marco, Carlo e Paolo. È il momento del brindisi: tutti attendono di alzare il bicchiere e di intonare il primo brindisi dell'anno ma accade l'imponderabile. Una pioggia di vino inonda tutto il cortile e la gran parte dei giovani convenuti. Il volto di fra Adriano (per gli amici Frattack), responsabile dell'accoglienza, si vela di incredulità e disappunto. Iniziano le danze sulle note di famosi motivi in lingua italiana. Ma è la volta degli scatenati frati sudamericani che danno vita a una danza della loro terra. Tocca agli italiani, Silvia e Matteo al centro del cerchio indicano tutte le movenze del ban "Teic the jeans". La danza ha successo, come sempre del resto, unico inconveniente lo squarcio nei calzoni di Matteo. Seguono i sempre "coinvolgenti" balletti dell'est europeo ma il vertice della festa coincide con il coinvolgimento dei religiosi e così l'algido Frattack è il capofila della danza del pinguino; giovani suore polacche, appena uscite da un corso di house music, Carlo e Matteo trasformano due sorelle in autentiche danzatrici di tango. Altre suore improvvisano passi che alludono persino a Michael Jackson. E per finire, padre "Ewoch" si getta nella mischia e si mette a pogare. È impossibile descrivere le facce di don Roberto mentre riprende le consorelle che sembra abbiano atteso questo momento da un anno intero. Anche i nostri amici transilvani si improvvisano scatenati ballerini, in particolare uno di loro che si è vestito come se andasse a una festa di gala. Fra Adriano non vede l'ora che arrivino le 2, forse anche lui ha paura che si rompa un incantesimo o che la festa gli scappi di mano. Lasciamo il cortile solo dopo le foto di rito e un fantastico Pací. Torniamo ai nostri alloggi. Qualche indicazione per la giornata del 1 gennaio e la preghiera per ringraziare per un'altra splendida giornata. Ah, non ci siamo dimenticati, è il compleanno di Paolo e mentre le ragazze e il don sono nelle loro stanze, i maschi continuano i festeggiamenti.

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