mercoledì 26 ottobre 2011

Il Vangelo in ogni ambito della vita

La sera del 29 settembre, in preparazione all'accoglienza del nuovo parroco don Luigi Ferè, abbiamo vissuto in Abbazia un tempo di ascolto di grande profondità e intensità. Quattro testimonianze per dire la fede che si lascia educare nella vita dei giovani, la fede che è matrice del prezioso servizio dell'insegnamento, la fede che è cuore della vocazione dell'essere genitori.
A distanza di qualche settimana vi ripropongo quelle riflessioni.

Ho partecipato per la prima volta alla Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia: avevo solo 18 anni ma ho ancora vivo il ricordo della breve esperienza vissuta (con il decanato si era infatti deciso di partecipare
solamente alla Veglia del sabato e alla Santa Messa della domenica con il Papa). In quell’occasione ho avuto modo di approfondire alcune amicizie, di scoprirne di nuove e di avvicinarmi agli amici del decanato. Tornata a casa ero decisa a rivivere le emozioni provate, la gioia nel poter condividere (anche se in parte) la Fede e la voglia di incontrare Gesù con migliaia e migliaia di giovani tanto diversi da me... Purtroppo non ho avuto l’occasione di partecipare all’evento del 2008 a Sydney ma durante tutti questi anni, prima di partire per Madrid il mio percorso educativo, di Fede e spirituale è stato ricco di esperienze uniche e di crescita interiore.
L’aver deciso di partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù quest’estate non è stato scegliere dove passare le vacanze, ma con chi trascorrere momenti di profonda comunione. Sì, perché oltre al divertimento e allo stare bene insieme, ho sperimentato quanto sia bello avere Dio nel cuore e condividerlo con le persone che ti sono vicine, proprio quelle persone che sono cresciute con te, che sanno chi sei e che ti stimano e ti vogliono bene senza prendere nulla di più di ciò che puoi dare. Ogni piccolo gesto è stato per me fonte di gioia; per questo ringrazio Dio per il dono dell’amicizia e per tutti coloro che hanno condiviso con me queste giornate.
Il momento più intenso che ho vissuto e che ricordo con particolare emozione è il giorno della via Crucis. Dopo esserci recati nei pressi di una piazza dove sarebbe passato il papa, col don abbiamo deciso di sistemarci e occupare un po’ di posti sull’asfalto rovente. Nonostante fossimo all’ombra il caldo si faceva sentire, e il clima di festa che invadeva la piazza e le vie vicine era travolgente. È bastato un attimo, il canto iniziale, per trasformare tutto in silenzio e preghiera. Eravamo decina di migliaia di giovani, raccolti nel silenzio, nell’ascolto e nella preghiera. A parole è davvero difficile raccontare e trasmettere le emozioni che ho vissuto durante quelle 14 stazioni, sicuramente non dimenticherò mai l’immagine dei giovani che portavano la croce per le vie di Madrid, dai giovani dell’Iraq, di Haiti ai giovani disabili.
Questi giorni li porterò sempre nel cuore, ho potuto soffermarmi di più su me stessa, sulla donna che sto diventando, e sul futuro che si sta aprendo davanti a me. Siamo sempre chiamati a fare delle scelte e non sempre è così facile intuire quale sia quella giusta, ma grazie a questa esperienza, alle preghiere fatte insieme, alle parole sentite durante le catechesi, le omelie e i vari discorsi del papa, sono arrivata alla conclusione che era arrivato il momento di un cambiamento nella mia vita. Scegliere di andare a vivere a Milano è proprio il frutto di questo cammino, un cammino che non si è esaurito solo nei giorni della GMG, ma che ha trovato risposta proprio in questa esperienza. Ho deciso di mettere davanti a tutto la mia vita, concludere gli studi, e aprirmi a nuove prospettive trovate in università. Ora dopo quasi un mese, posso dire che Dio mi vuole davvero bene, perché lo sento vicino più che mai e questa scelta, all’inizio un po’ faticosa, si sta rivelando una grande occasione di crescita interiore.
Vorrei concludere con le parole che il papa ci ha rivolto durante la veglia del sabato sera: “Non conformatevi con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo.”
Silvia Corriere


Questa per me è la Terza GMG (Roma – Colonia – Madrid). È stato interessante confrontare la mia esperienza con quella di chi magari affrontava la sua prima giornata mondiale. Sapevo a cosa stavo andando in contro; altri invece si sono fidati ed hanno accettato di aggregarsi ad una “vacanza” tutt’altro che riposante.
A differenza delle altre, questa è stata quella che ho vissuto in maniera più intensa, dalla quale porto a casa non solo delle forti emozioni, ma anche dei pensieri, delle riflessioni approfondite. Ne descrivo tre, prendendo spunto sia dalle catechesi che dai momenti più intensi ed importanti della GMG.

Il primo si riferisce al tema che è risuonato in continuazione durante le giornate trascorse:
Fermi nella fede, fondati e radicati in Cristo.
Collegandomi al brano di Vangelo in cui Gesù cammina sulle acque, saliamo sulla barca assieme ai discepoli. Il mare è in tempesta e loro si sentono perduti, intrappolati.  Ad un tratto Gesù va verso di loro camminando sulle acque e Pietro cosa fa? Si fida di Gesù e, camminando sulle acque e si reca verso di Lui. Ma appena dubita comincia ad affondare.
Perso l'orientamento di Gesù, Pietro è sopraffatto dalla paura! Ed è qui che sta il punto: con Gesù accanto, anche se ci sono le onde, non abbiamo e non dobbiamo avere paura! Se la nostra vita è orientata verso di Lui, non c'è male che possa vincerci! Fermi e radicati nella Fede in Cristo Gesù, nostro amico e nostro Signore!

Le altre due immagini che porto nel cuore, sono legate ad emozioni personali.
La prima mi accompagna da tutte le GMG che ho vissuto: il Silenzio. Sembra un’assurdità, lo so, però vi assicuro che è veramente impressionante trovarsi in due milioni di persone ed ascoltare tutto il giorno i canti, gli slogan carichi di allegria in tutte le lingue possibili ed essere avvolti da un silenzio altrettanto assordante nel momento in cui il Papa Benedetto solleva al cielo L’Eucaristia. Lì si parla tutti la stessa lingua. Io invito chiunque, in quel momento a provare a credere che Gesù non sia in mezzo a noi. Chiudere gli occhi e rendersi conto di essere radunati per Lui. Penso sia una testimonianza importante agli occhi di chiunque abbia anche solo per sbaglio acceso, da casa, la televisione ed osservato per qualche secondo le immagini trasmesse.

E da quelle emozioni così intense traggo uno spunto di riflessione che è anche un impegno che mi sono posto. Quel Gesù che in mezzo a due milioni di persone, nelle mani del Papa mi ha fatto “venire la pelle d’oca” è proprio lo stesso che qui, a Sesto Calende, ricevo durante l’Eucaristia. Sarebbe bello riuscire a provare le stesse emozioni, a vivere sempre con quell’intensità il momento della comunione domenicale.

Spero di riuscire a portare sempre nel cuore queste emozioni e queste riflessioni e a farle crescere ed essere sempre più radicate in me! La testimonianza di questi due milioni di giovani, partendo ovviamente da noi, deve risuonare sì nel mondo, ma soprattutto nostre comunità e nei nostri giovani.
Il nostro impegno è essere radicati in Cristo, riscoprire la bellezza e l’importanza della vita spirituale e sforzarci di testimoniare e credere in Gesù anche quando sembra di affondare, perché in fondo Lui è sempre pronto e stendere la sua mano verso di noi e a riportarci in salvo.
Marco Tognoli 


Sono lieta di esser qui con voi per parlare della sfida educativa, qualcosa che non solo mi sta a cuore ma è parte della mia esperienza professionale quotidiana; da infatti tre anni lavoro come docente presso il Centro Studi Angelo Dell'acqua.

Da tempo i Vescovi hanno esposto l'urgenza di affrontare ed approfondire il tema educativo, hanno infatti scelto come Orientamento Pastorale per il decennio da poco iniziato la sfida educativa: responsabilità e Grazia. Grazia perché significa continuare a comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Responsabilità perché educare non è mai un'esperienza facile, programmabile a tavolino e ancor più oggi si tratta di accettare la sfida che viene dalla complessità spesso contraddittoria della cultura e della società.

Come segnala il Papa l'educazione costituisce oggi un'urgenza, o meglio un'emergenza, che rimane una sfida a lungo periodo che superi il variare delle situazione, delle idee, degli interessi.
Si sente spesso parlare di crisi dei valori, di crisi della cultura post-moderna, occorre cambiare rotta, bisogna far sì che i valori non rimangano parole vuote, inculcate a forza o che si impongano da sé, i valori invece devono essere innanzi tutto testimoniati. Così come sottolinea il nostro Arcivescovo, il quale trova nella testimonianza personale il fattore chiave di un vero insegnamento. “L'educazione – dice Scola – riesce non quando si applicano correttamente determinati modelli, ma quando l'educatore e l'educando si giocano in un libero coinvolgimento personale (…) - prosegue il cardinale - L'educatore  è dunque chiamato ad auto esporsi, a testimoniare nella sua persona la bellezza dei valori che propone”.
Si deve stabilire un rapporto educativo, che è un incontro, una relazione in cui si instaura il dialogo tra due persone. In questa relazione l'educatore deve mettersi nei panni dell'altro, deve ri-volgersi verso l'altro che è altro da noi ma che è soprattutto un volto, una storia.
E' dall'incontro di due libertà, quella dell'educatore e quella dell'educando che si ottiene un successo verso il fine educativo che è quello di stimolare la capacità critica,  il gusto della ricerca del domandare del proprio senso della vita, è un porre l'attenzione sull'esigenza tutta umana di contemplare il bello, il vero, il bene.Con San Tommaso dico che niente è più grande in natura che l'esser persona e quindi educare significa formare la persona, senza cambiarla, ma rendendola consapevole della propria unicità, sviluppando la capacità di orientarsi nella vita, di trovarvi significati e motivi di impegno e fiducia. Educare non significa dire quale cammino percorrere, ma è un consegnare gli strumenti critici per valutare la direzione del proprio cammino.
Come dicevo all'inizio educare non è mai un'esperienza facile, è un mettersi sempre al servizio dell'altro facendo di questa sfida educativa una sfida co-educativa poiché come dice Gilles Deluze: maestro non è chi dice “fai così” ma “fai con me” in un dialogo autentico di fiducia, libertà e disponibilità.
Quando inizio un anno scolastico dico a miei ragazzi che sono come dei diamanti grezzi, in essi c’è già tutta la bellezza e tutto ciò che li rende preziosi, a me il grato compito di aiutarli a togliere ciò che gli impedisce di rivelarsi per il bene che sono.
Marta Balzarini





Simona: Buona sera a tutti, siamo Simona e Stefano.

Abitiamo ad Oneda, siamo sposati da 15 anni con due figli: Samuele di 13 anni e Federico di 11. Fin da bambini siamo cresciuti nelle nostre rispettive parrocchie: Stefano in quella di Oriano, io in quella di Taino. Abbiamo frequentato entrambi l’Oratorio, siamo stati membri del Consiglio Pastorale e poi crescendo ci siamo dedicati a varie forme di volontariato.

Stefano: Io da quasi 30 anni lavoro nelle case di riposo come cuoco (da 12 qui a casa Sant’Angelo dalle “mie” suore) e Simona in ospedale come infermiera da 15 anni. Ci siamo conosciuti e fidanzati nel 1993 e sposati nel 1996. Ricordiamo con gioia gli anni del fidanzamento. Anche se solo fidanzati partecipavamo al gruppo famiglia. Nel 1994 presenziai alla beatificazione di Gianna Beretta Molla a Roma. Da lì i coniugi Molla sono stati per noi un esempio di sposi e genitori. Nel 1998 nasce Samuele tanto desiderato e atteso, nel 2000 nasce Federico, il più piccolo della casa! Siamo così una famiglia vera.
Simona: Essere diventati genitori per noi è stato un grande dono e per questo ringraziamo continuamente Dio Padre e ci affidiamo a Gesù nel crescerli e seguirli, avendo la certezza che non ci abbandona mai. È proprio questa certezza che vogliamo trasmettere ai nostri figli. Ci ricordava un sacerdote: «I figli non sono vostri; voi collaborate con Dio nel procrearli, li custodite ma sono di Dio». E allora, perché disperare? Dove non arriviamo noi, arriverà Gesù. È a Maria Santissima che ci rivolgiamo per le malattie, per le difficoltà della vita matrimoniale e per ogni problema.
Stefano: Dopo la frequentazione dell’asilo, eccoci alla scelta delle scuole elementari. Proposi io a Simona di mandarli dalle suore (come si diceva prima) ma eravamo titubanti per le rinunce economiche che avremmo dovuto fare. Dopo averci pregato sopra facemmo questo passo e tuttora entrambi frequentano il Centro Studi Angelo dell’Acqua (Samuele la III media, Federico la I media).
Simona: È stata una scelta impegnativa e carica di aspettative. Noi ci aspettavamo che questa Scuola prestasse attenzione al singolo alunno tenendo conto delle potenzialità, dei limiti, che fosse attenta alle varie problematiche, che ci fosse un clima sereno e che ci fossero degli interlocutori disponibili oltre che all’attuazione dei programmi. Grazie ad alcune problematiche sorte con uno dei nostri figli abbiamo potuto constatare che la nostra fiducia era stata ben riposta.
Stefano: Per noi quattro la vita parrocchiale è un po’ al centro della nostra vita. Prima di decidere per un weekend o una gira si consulta il Faro o il FarOratorio per non mancare agli appuntamenti. Crediamo che la comunità cristiana  dove tutti si sentano accolti, amati, accettati, compresi e dove ognuno possa avere l’opportunità di far fruttare i propri talenti sia fondamentale per un paese. Quante amicizie, quanti rapporti veri! L’ho sperimentato proprio durante questi giorni di degenza in ospedale. Quante visite, telefonate, ringrazio qui tutti coloro che sono venuti a trovarmi o hanno offerto la loro preghiera. In quei momenti capisci che quel poco di bene che hai fatto ti torna indietro. In quel periodo mi è capitato di rafforzare un rapporto di amicizia con un amico molto malato. Io e la mia famiglia pregavamo per lui e lui pregava per noi e questo era di conforto per entrambi. Capii in quei giorni di ospedale che il Signore mi stava chiedendo qualcosa, ma cosa? Mi voleva fermare e mi sono fermato soprattutto a pensare alla mia famiglia, alla mia vita. Mi stava chiedendo di fidarmi di Lui, della sua parola e della sua volontà. Era inutile disperarsi. Dovevo offrire a Lui ogni giornata e ogni mia sofferenza. Così facendo non mi sono mai pesati i giorni di degenza e continuavo a pensare a chi stava peggio di me. Nella difficoltà impari a non dare nulla per scontato e impari che ogni cosa è un dono. Così pure il prossimo intervento lo affido totalmente a Lui, fidandomi completamente di Lui.
Simona: L’augurio che vogliamo fare a don Luigi, al suoi collaboratori e a noi per questo nuovo anno pastorale è che lo Spirito Santo ci illumini e ci faccia crescere nella nostra comunità. Tante persone e famiglie sono disposte a dare il loro tempo per la parrocchia, l’Oratorio, la Scuola e il Consiglio Pastorale. Facciamoci l’augurio che si rinforzino  o nascano occasioni dove oltre all’ascolto della parola ci si possa confrontare, sostenere e crescere nell’amore e nel rispetto reciproco per riuscire ad essere come singoli e comunità testimoni dell’amore di Dio e portare il Vangelo in ogni ambito della vita. Dato che noi facciamo parte della Chiesa peregrinante siamo in costante cammino e dobbiamo essere disposti alla conversione continua del cuore e rinnovare i nostri “sì” alla volontà di Dio.
Stefano: Ricevere Gesù eucarestia è l’apice della nostra vita. Grazie a questo cibo reale, Gesù entrando in me mi trasforma in Lui e so che se sono docile all’azione dello Spirito Santo lui potrà compiere meraviglie. Per me il poter portare Gesù eucarestia agli ammalati è una grazia che il Signore ha voluto farmi in questi anni. Ogni volta che posso compiere questo gesto o nelle case o durante la Santa Messa, lo ringrazio perché posso svolgere un servizio e farmi strumento d’amore per i fratelli.
Scrivendo questa testimonianza ci siamo resi conto che in fondo la famiglia, la Scuola cattolica, la comunità cristiana, la Chiesa sono tutte espressioni dell’amore di Dio che opera affinchè tutte le anime possano ritornare a Lui.
È bello pensare che ogni creatura pensata fin dall’eternità da Dio e tessuta nel grembo della madre, venga affidata ad una famiglia dove cresce nell’amore, poi con il Battesimo entra a far parte della Chiesa e quindi accolta dalla comunità.
Simona: Ringraziamo i nostri sacerdoti passati, presenti e futuri per tutte le occasioni di crescita che ci hanno offerto perché è solo grazie a loro che, per mezzo dello Spirito Santo, abbiamo Gesù qui in terra in quel pane bianco che è il centro della nostra vita, e possiamo avvicinarci al sacramento della riconciliazione. Sosteniamo quindi i nostri sacerdoti con la preghiera, affinchè possano svolgere al meglio il loro ministero trovando intorno a loro un terreno fertile che se ben seminato porti molto frutto.
Caro don Luigi, credo che il lavoro non mancherà, ma credo che noi tutti nella misura in cui siamo capaci, collaboreremo con te e gli altri sacerdoti affinchè la comunità, l’Oratorio e la Scuola possano crescere sempre di più. 

 Simona e Stefano Forlani




Nessun commento:

Posta un commento

Post più popolari